LETTURA DEL FILM IL LATO POSITIVO di David O. Russel

Spesso è dal letame e dal fango che nascono e splendono i fiori più belli”. (Amedeo Voldben)

Qual è il lato positivo cui si riferisce il titolo del film? Sono le nostre nevrosi? Sono gli eventi drammatici quali lutti e separazioni, traumi, malattie e fallimenti? Sono gli incontri a prima vista bizzarri? E se fossero vere tutte le motivazioni? Se noi imparassimo che ogni evento che ci accade non è una casualità ma ha una parte, un lato positivo per la nostra vita, allora non ci sentiremmo più né vittime del destino o di chiunque, né ci accaniremmo con i (presunti) responsabili delle nostre (apparenti) avversità. Non c’è niente che possa arricchire l’uomo tanto quanto le sue contraddizioni e dualismi armonizzati tra loro. Se noi sapessimo che ogni parte di noi, anche quelle parti che riteniamo le più vergognose e disdicevoli, strampalate e perfino folli, possono concorrere a creare bellezza. Bellezza che può nascere solo e unicamente dalla sintesi degli opposti, allora sì che la vita diverrebbe una magia, come lo è stata per Pat e Tiffany, i protagonisti del film. A tal proposito può essere utile ricordare una frase che Tiffany dice a Pat in un momento di rabbia: “Ero una sgualdrina. Ci sarà sempre una parte di me che è smandrappata e sudicia, ma mi piace, come tutte le altre parti di me”. Chi nega o nasconde le proprie fragilità, nasconde la propria umanità.

E ancora: sono i cosiddetti sani che possono curare i malati? O sono i cosiddetti malati che possono curare i sani? O, meglio ancora, sono i malati che possono curare sia i malati che i sani? È necessario lasciarsi andare e cambiare schemi mentali per capire a fondo questo film. Il film, un po’ bizzarro e slegato, sostiene il terzo punto di vista, e pure io! Bisogna essere simili per capirsi, immedesimarsi, diversamente si rimane distanti. La comprensione profonda può realizzarsi solo tra persone. Questo spiega la poca efficacia di tante discipline che si occupano dell’uomo. Questo film sembra suggerirci che la vita raramente la cambiano le persone perbene e ben adattate, ma la possono cambiare più facilmente le persone un po’ folli e emarginate, come lo sono Pat e Tiffany, Mr. Solitano, Danny e il dottor Cliff. Chi si sente “sano” o persino “perfetto”, perché e per chi dovrebbe cambiare?

Questo film è stato tratto da un romanzo di Matthew Quick, Silver Linings Playbook, ossia i risvolti positivi. La trama del film è abbastanza semplice. Pat Solitano, insegnante, torna a casa e trova Nikki (la moglie) sotto la doccia che sta facendo l’amore con un loro collega. In casi del genere è difficile restare calmi. Lo è ancora di più per Pat, persona irascibile e aggressiva. Per di più l’amante della moglie pronuncia una frase infelice e Pat lo pesta fino a ridurlo in fin di vita. Per questo (e per altri motivi) Pat è ricoverato in una clinica psichiatrica. Pat, di colpo, perde la moglie, perde il lavoro e perde la casa in cui abitava con Nikki. Una catastrofe. Ma chi ha vissuto o chi vive un cataclisma può risorgere e dare un senso del tutto nuovo alla propria vita, naturalmente se lo attraversa con coraggio e saggezza, e Pat ci riesce. Da qui in poi Pat ha in mente un solo e unico pensiero: come riconquistare Nikki. E, per questo, fa tutto ciò che a Nikki gli è sempre piaciuto che lui facesse: letture mirate, Jogging e quant’altro. Non è una buona cosa per lui e Pat lo capirà strada facendo.

Nella clinica Pat è insofferente sia alla terapia sia ai farmaci (quando mai la psichiatria ha guarito qualcuno!). Dopo un certo tempo Pat è dimesso dalla clinica e torna a casa dei propri genitori. Ancora non può muoversi a suo piacimento perché ha delle ristrettezze imposte dalla legge. Pat continua ossessivamente a pensare a Nikki e a finalizzare la sua vita a una loro possibile riconciliazione. Ma accade qualcosa che gliela cambierà per sempre. Cambierà la sua vita, quella della sua famiglia e di altre persone che si sono accodate al fluire della vita: l’amico Danny e il dottor Cliff. Accade che Pat, durante una delle sue solite corse, incontra una figura stravagante come lui, Tiffany. Pat in un primo tempo ne ha paura perché pensa che possa distoglierlo dal suo progetto di riconquistare Nikki. Ma via via i due si frequentano sempre di più e alla fine Pat sceglie di vivere con lei (invero prima era stata Tiffany a scegliere lui, a corrergli dietro continuamente).

Pat è aiutato a sganciarsi da Nikki e dal passato, oltre che da uno psichiatra singolare e creativo, il dottor Cliff, anche a seguito di un commovente incontro col padre, che con immenso amore lo incoraggia ad andare verso Nikki: “Ti dico che devi dar retta ai segnali. Quando la vita ti manda un momento come questo è un peccato se non l'afferri. Ti dico, è un peccato se tu non lo afferri. Ti perseguiterà sempre, come una maledizione. Hai una grande sfida da affrontare e proprio adesso in questo momento, proprio qui, quella ragazza ti ama, ti ama davvero. Mi raccomando non fare puttanate”. E Pat di puttanate non ne fa più. Questo film ci suggerisce che i dolori della vita, e Pat e Tiffany ne hanno patiti diversi, non servono per affogarci dentro, per restare fissati al passato o per tornare indietro, ma per evolvere e catapultarsi in avanti.

Ogni separazione, qualsiasi separazione, comporta sempre e comunque un dolore da attraversare. Dietro qualunque separazione e dolore, quando sono sani, c'è la vita che si rinnova. Ed è quello che Pat, col prezioso aiuto e soprattutto con l’amore di Tiffany, ad un certo punto capirà, staccandosi definitivamente da Nikki e dal passato per andare verso una nuova vita con Tiffany. Il fatto singolare è che l’unica persona che è rimasta ferma è proprio la tanto desiderata ex moglie Nikki. Ciò che la vita non tollera di più è di rimanere sempre simile a se stessa, di restare immobile o, peggio ancora, di regredire e deteriorarsi.

(Gabriele Palombo)


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