LETTURA DEL FILM LE INVASIONI BARBARICHE di Denys Arcand


                                                   

L'amicizia non elimina gli affanni e i dolori della vita, li condivide”.
(Gabriele Palombo) 

I protagonisti del film sono Rémy e Louise, marito e moglie, separati da quindici anni, i loro due figli, Sébastien e Sylvaine, la fidanzata di Sébastien, Gaélle, gli amici di Rémy, Pierre e Claude, Diane e Dominique, l'una e l'altra ex amanti di Rémy, Nathalie, la figlia di Diane, più una singolare suora dell'ospedale di nome Costante.

Non è facile soffermarsi sull'argomento principale di questo film, poiché tratta del dolore più lancinante e profondo cui ogni persona alla fine dovrà confrontarsi: il dolore della separazione e della morte. È sempre straziante separarsi da questo mondo e dalle persone che si sono amate e che si amano, ma andarsene leggeri e pacificati significa farlo nel modo migliore.

Il film tratta pure dell'eutanasia, un problema, insieme all'aborto, assai delicato e complesso che non può essere compreso da dottrine e ideologie d’ogni genere, ma che si può chiarire nella mente e soprattutto nel cuore d’ogni persona. Se non si ha una corretta visione dell'uomo e del senso della vita, questioni del genere sono impenetrabili o sono ideologizzate e usate per fini di potere, come purtroppo spesso accade. Nel nostro tempo una politica rozza, ignorante e opportunista legifera su questione etiche su cui i nostri padri si sono interrogati e macerati per secoli e che richiederanno parecchio tempo per essere sanate. La vita e la morte, l'aborto e l'eutanasia, la coppia e la famiglia assumono significati completamente diversi se si considerano o solo dal punto di vista scientifico e intellettuale, che è la visione dominante e limitante dell'uomo in questa nostra confusa e smarrita epoca, oppure se si comprendono approfonditamente.

Quando c'è di mezzo un'ideologia, sia essa religiosa che laica, la ragione si appanna, se non addirittura perisce. Si appanna la mente e s’indurisce il cuore. Un esempio preso dal film. Rémy è all'ospedale gravemente malato ma, esclusa la moglie, per di più ex, è solo, nessuno sa chi è. Sia la suora sia il medico che lo assistono non sanno neppure il suo nome, però entrambi sono persuasi di operare al più alto e nobile livello per lui. Per la suora è un'anima da salvare e per il medico un corpo da curare. A loro non interessa più di tanto sapere chi è realmente la persona che hanno di fronte: basta il loro bagaglio preconfezionato dottrinale e scientifico. Un comportamento del genere è l'ineluttabile conseguenza di una società massificata e materialistica qual è quella odierna, dove la persona umana nella sua identità e singolarità si è dissolta.

Il film comincia con una telefonata di Louise al figlio Sébastien, che vive e lavora a Londra, in un altro continente rispetto al luogo (il Canada) in cui si svolge la storia. Lo scopo della telefonata di Louise è d'informare Sébastien che suo padre è ricoverato all'ospedale e che, nonostante le cure, la sua salute tende a peggiorare. Durante la telefonata, la madre dice a Sébastien che ha bisogno del suo aiuto, soprattutto ha la necessità che lui vada a Montreal. Lei dice di trovarsi in difficoltà per le cose pratiche di Rémy cui dovrà occuparsi. In realtà Louise sta chiedendo aiuto al figlio perché intuisce la tempesta emozionale che si sta approssimando e lei da sola non è in grado di sostenerla, anche perché neanche Sylvaine, l'altra figlia, può aiutarla, dato che sta veleggiando in Australia.

Pure lei, come il fratello Sébastien, si trova in un altro continente. All'inizio della storia è questa la situazione di Rémy e della sua famiglia: quattro continenti distanti e l'uno sconosciuto agli altri, un nucleo familiare disgregato, come tanti altri in questa nostra sconvolta epoca. Soprattutto è enorme la distanza e l'incomunicabilità tra Rémy e Sébastien, tra padre e figlio. Nel corso della telefonata Sébastien chiede alla madre se è il padre che ha chiesto di lui o se è una sua iniziativa, e alla risposta della madre che sì il padre implicitamente lo ha fatto ma che sostanzialmente è stata lei a prendere la decisione di coinvolgerlo, lui dice alla madre che con il padre non ha niente da dirsi e che perciò non andrà. A questo punto la madre pronuncia una frase con tono perentorio che non è più una richiesta: “Io sono sola, è troppo per me, devi venire”. Sébastien comprende e si organizza per la traversata dell'Atlantico, per un lungo viaggio, esterno, ma soprattutto interiore, che lo porterà a trasformarsi, ad incontrarsi e a pacificarsi con suo padre e con se stesso. In sostanza, la telefonata di Louise al figlio dà l'avvio a un progetto esistenziale corale che si svelerà gradualmente, come avviene per le trasformazioni in generale.

All'inizio del loro incontro, Rémy e Sébastien sono agli antipodi: l'uno è un professore universitario legato al proprio stile di vita gaudente e al proprio vecchio mondo, un uomo pieno di dubbi e angosce esistenziali e alla ricerca del senso della vita. Sébastien è un broker, è il mondo nuovo di Internet, della new economy e dell'hi tech, dei videogiochi e dell'informatica, il mondo del business dove denaro, potere e successo sono i valori principali della vita. L'uno e l'altro sono la fisiologica distanza e contrasto tra generazioni diverse ma non è detto che l'una non possa armonizzarsi con l'altra. Non è detto che padri e figli debbano contrapporsi e distruggersi reciprocamente in eterno, com'è avvenuto finora, ed è quello che faticosamente riusciranno ad attuare Rémy e Sébastien, con la paziente e saggia regia di Louise. Per riuscire a realizzare un progetto del genere è necessario che l'uno non voglia imporre all'altro il proprio mondo e la propria legge. Così com'è necessario che il padre rispetti il figlio, è altresì indispensabile che anche il figlio faccia la sintesi tra due mondi tanto diversi tra loro.

Il primo incontro tra padre e figlio è gelido e distante. Al momento non si stimano e non si amano, tanto è vero che il padre chiama il figlio giovanotto e il figlio chiama il padre professore, e non poteva essere diversamente data la loro lunga incomunicabilità e lontananza. Il padre accusa il figlio di essere incolto e il figlio incolpa il padre di avere distrutto una famiglia per storie boccaccesche e di poco conto e di avergli rovinato l'infanzia e l'adolescenza e di avere rovinato pure la vita della sorella, Sylvaine. Gli dice pure che se lui è andato a Montreal l’ha fatto per sua madre e non per lui. Anche se in modo aggressivo, finalmente padre e figlio comunicano, perché non c'è cosa peggiore della negazione reciproca e del silenzio ostinato e deliberato, per il seguente motivo: che quanto più il silenzio è prolungato, tanto più aumenta la distanza e il rancore tra le persone. Spesso è più salutare uno scontro di un silenzio.

Dopo il violento litigio tra Rémy e Sébastien, quest'ultimo pensa di ritornare a Londra perché il padre rifiuta di farsi ricoverare in un ospedale statunitense ultramoderno, dove c'è un amico di Sébastien medico che dopo avere esaminato i risultati dell'analisi, lo informa della gravità del cancro di suo padre. Questo è successo perché Sébastien pensa di risolvere tutto coi soldi, ma non è questo che vuole da lui il padre, cosa che capisce molto bene la madre, spingendo Sébastien ad assecondare il desiderio del padre di condurre lui la sua vita fino alla fine. La madre suggerisce a Sébastien di rispettare la volontà del padre e di trovargli una stanza più confortevole di quella in cui è al momento e di rintracciare i suoi amici più cari. Sébastien, con alcuni sotterfugi, riuscirà sia a trovargli una stanza singola sia a far venire gli amici all'ospedale dove è ricoverato Rémy. È singolare che proprio in un momento del genere Rémy si assuma la responsabilità della propria vita, quella responsabilità che non si era assunta in precedenza. Delle volte serve un grande dolore per far aprire gli occhi.

Il dolore, di qualsivoglia genere, ha sempre un senso e un progetto: sta a noi cercare di comprenderlo. Rémy è all'ospedale e ha un cancro. Cancro è sinonimo d'angoscia e d'intenso dolore, fisico, mentale ed esistenziale, e qualche volta di morte incombente. Quando situazioni del genere si presentano nella vita, ci sono più possibilità. Ci si può estraniare da vissuti così dolorosi. Per esempio, ci si può accanire sulla malattia, consegnandosi alla scienza medica per eludere i vissuti più profondi in essa implicati, condotta, questa, che è quella dominante, poiché dolore e morte sono due pericolosi tabù della nostra società. Oppure ci si può concentrare di più sulle cose pratiche e sull'eredità, se c'è, sempre per eludere il dolore. Oppure dinanzi a situazioni drammatiche ci possiamo porre come vittime o con rancore ritenendoci ingiustamente colpiti dal destino. Sono tutti modi sterili di porsi dinanzi a situazioni del genere in particolare e dinanzi alla vita in generale. Rémy e gli altri protagonisti del film c'indicano una strada diversa per porsi dinanzi al dolore della separazione e alla morte: accettarli, entrarci quanto è più possibile. Un comportamento del genere fa bene sia a chi se ne va sia a chi resta. Louise, fin dal principio, con la sensibilità e l'intuito che contraddistingue l'animo femminile, ha compreso che la malattia di Rémy è un'occasione preziosa per sanare la sua vita e i suoi rapporti famigliari.

Dopo la comunicazione di Sébastien di tornare a Londra a causa del violento litigio col padre, la madre dà il meglio di sé. Louise dice al figlio che non è vero che il padre non si è mai preso cura di lui, come Sébastien suppone, affermando che tutto ciò che lui è e tutto quello che ha, lo deve soprattutto alla madre, ma che quando era piccolo il padre gli ha cambiato più pannolini lui che lei stessa. Che il padre si preoccupava continuamente dei suoi studi e che l'ha vegliato per quarantotto ore di fila, quando da piccolo aveva contratto la meningite. Stupendo! La madre dice pure a Sébastien che lui non può ricordare episodi del genere. È profondamente vero. Quante volte ci si rinserra nel rancore e nella rivendicazione astiosa per l'affetto e l'amore che non è stato dato dai propri genitori per svilupparsi e crescere, dimenticando così tutto il bene e i sacrifici che loro hanno fatto per i figli. Spesso capita che il bene si dimentichi, ma il male non si scorda mai. È necessario riconoscere sia l'amore sia l'odio e poi farne la sintesi e non assolutizzare l'uno a scapito dell'altro, perché altrimenti si rimane divisi e angosciati. Con le anzidette parole, Louise tocca il cuore di Sébastien, che decide di rimanere e di assecondare la volontà del padre di condurre lui la sua malattia e di andarsene a modo suo. Non solo Louise è stata stupenda, ma lo è stata anche la fidanzata di Sébastien, Gaélle, che si allea con Louise, convincendo Sébastien a restare. Conviene pure a lei che Sébastien si pacifichi con suo padre, perché questo influirà positivamente anche sul loro rapporto. A poco a poco Rèmy e Sébastien (padre e figlio) cominciano a parlarsi e a comunicare, soprattutto quando sono da soli nei viaggi in ambulanza, che sono necessari per sottoporsi a degli esami clinici, poiché nell'ospedale in cui è ricoverato Rémy non ci sono le attrezzature necessarie. In uno di questi, Rémy chiede al figlio del proprio lavoro e Sèbastien comincia a sentire tutto il dolore del padre per lo stato in cui si trova. Rémy confessa al figlio che le sue scappatelle erano di poco conto e squallide e gli passa il suo dolore per come l'hanno congedato da professore universitario (anzitempo e in malo modo).

C'è da chiedersi perché Louise abbia aspettato tanto per valorizzare la figura del padre a Sébastien. I motivi possono esseri diversi. Primo perché ha posseduto il figlio a sufficienza e ora può farlo avvicinare al padre e perfino fare da tramite per l'incontro tra i due. La madre, se vuole, può nascondere i figli al padre, specialmente il figlio maschio prediletto, ma è sempre e comunque una vittoria di Pirro, perché sarà divorata dalla colpa, cosa che Louise a questo punto capisce molto bene e fa di tutto per cambiare il suo passato (è bene tenere presente che non c'è madre che sia immune dalla tentazione sopraindicata).

Un altro motivo è che l'odio che nutriva verso Rémy si è mitigato perciò adesso può fare quel passaggio che non era possibile fare prima. Il comportamento di Louise indica che se ci pone saggiamente dinanzi alla vita, non è mai tardi per correggerne la rotta. Se ci si pone con l'animo giusto, la vita mette a disposizione tutto ciò che occorre per districarci dal pantano e dal caos cui è immersa la vita sin dalle sue origini ed evolvere, per superare ostacoli d'ogni genere che si parano dinanzi e per realizzare progetti e sogni apparentemente impossibili da realizzare. Un ultimo motivo che ha favorito di sanare i loro rapporti famigliari, come sostenuto in precedenza, è lo stato di Rémy. I cambiamenti reali possono realizzarsi soprattutto laddove si accetta il dolore.

Mentre vedevo e rivedevo il film più di una volta mi sono chiesto perché Rémy e Louise si sono separati. Mi sono chiesto cosa c'era di così insanabile nel loro rapporto che non poteva essere affrontato e risolto e, sinceramente, non ho trovato un motivo valido che poteva giustificare la loro separazione. Non solo, ma ho avuto la netta sensazione che erano fatti l'uno per l'altro. Non a caso Louise, quando alla fine si congeda da Rémy, commossa gli dice: “L'uomo della mia vita”.

E allora che cosa c'è all'origine, sotto separazioni del genere? Louise in un passaggio del film dice di avere buttato fuori di casa Rémy perché, correndo senza sosta dietro alle donne, si comportava come un adolescente. Non è tutta la verità. Oggigiorno sono l’estraniazione da se stessi e l’incapacità d'amare, l’egoismo e il principio del piacere eletto a stile di vita che hanno provocato i disastri che ci stanno dilaniando . Liberarsi di simbiosi e rapporti malsani è giusto e doveroso. Distruggere ogni cosa è male. Sono i propri conflitti perlopiù inconsci e proiezioni, passioni e pretese che minano di più la vita, i rapporti di coppia e ogni altra cosa. Pertanto le motivazioni che spesso si danno, quando ci si separa, spesso sono degli alibi e razionalizzazioni per non guardarsi dentro e trasformarsi. Non si rinuncia alla gioia di una famiglia per un piacere sessuale o per qualche effimera passione. Non si può vivere di solo piacere, di qualunque genere, e di passioni passeggere, per quanto eccitanti possano essere, ed è tragico rendersene conto quando è troppo tardi e l'esistenza volge al termine. Le passioni andrebbero assunte, attraversate e possibilmente superate mediante la sintesi degli opposti.

Le separazioni dei genitori possono provocare problemi e dolori d’ogni genere nei figli, specialmente le separazioni violente e malsane. Certi dolori insiti nell'esistenza non si possono evitare, ma traumi e angosce, sì. Ecco a tal proposito ciò che dice Gaélle, la fidanzata di Sébastien (e prima ancora le aveva dette Sébastien al padre), quando parla della separazione dei suoi genitori: “Avevo tre anni, quando i miei divorziarono. Per qualche tempo mio padre ha continuato a venire a mangiare a casa tutte le domeniche a pranzo. Una mezz’oretta prima che andasse via io scomparivo. Mi ritrovavo immancabilmente sdraiata per terra davanti alla sua macchina nel tentativo di impedirgli di andar via”. Straziante!

 Un altro esempio preso dal film. In una scena, la madre di Nathalie, Diane, ostentatamente sostiene che lei cerca gli uomini solo per storie di sesso perché ha sensibilità e intelligenza sia per se stessa sia per l'uomo. C'è da meravigliarsi che da una siffatta filosofia di vita, la figlia sia precipitata nella droga? Naturalmente lei si sente responsabile per lo stato in cui versa la figlia, e glielo dice apertamente, ma non riesce a raggiungerla più di tanto finché Nathalie, attraverso Rémy, non recupera il rapporto con la figura paterna. Figura che non appare nel film, non può apparire perché dentro Diane al momento non c'è spazio per una figura del genere. Vivere rincorrendo esclusivamente il principio del piacere è vivere? Nel film ciò che infastidisce di più è proprio l'eccessiva presenza di dialoghi inerenti al sesso fine a se stesso.

L'Occidente non ne esce molto bene da questo film, e siamo nel progredito Canada; figuriamoci che cosa deve essere altrove! L'Occidente è da diverso tempo che è in caduta libera. Si sta suicidando per le proprie stoltezze e cecità, soprattutto per il declino morale che sembra inarrestabile. La droga ha invaso la società dovunque, i giovani confondono lo sballo per divertimento, l'insufficienza e il degrado della sanità fanno molto male. La corruzione dei sindacati invece fa rabbia, alla menzogna e alla violenza generalizzate ci siamo invece assuefatti da diverso tempo. I barbari cui allude il regista siamo noi. I barbari odierni spesso sono indistinguibili perché non portano più pelli d'animali come nel passato, ma vestono in doppiopetto e cravatta. Si pensi alle ruberie e ai disastri planetari che hanno combinato le banche e la finanza, le multinazionali e lobby varie. È singolare che nella società occidentale ipocrita e perfezionista ciò che è nobile debba essere fatto di nascosto (la figura del poliziotto che aiuta Sébastien a procacciarsi la droga per lenire il dolore del padre e l'infermiera dell'ospedale che anch'essa nascostamente collabora per alleviare il dolore di Rèmy) e ciò che è malsano e violento può essere agito nella legalità e nell'indifferenza più assoluta.

Il male, la corruzione e la violenza sono sotto gli occhi di noi tutti, ma non si possono ammettere perché non vogliamo rinunciare al mostruoso ideale di perfezione e alla falsa coscienza che da esso scaturisce e in cui ci sguazziamo come pesci nell’acqua da secoli. Insomma, ogni cosa funziona alla rovescia. Ma ciò che è paradossale è che siamo convinti d'essere la patria della democrazia e della libertà! Ne siamo talmente convinti fino a volerle esportare! Non sono solo le istituzioni a essere malate, ma è innanzitutto l'uomo odierno a essere malato, perché ha un’identità precaria e perché non ha alcun progetto esistenziale su cui fondare e vivere la propria vita.

I protagonisti del film, quando nel finale fanno il bilancio della loro vita, citano tutti i movimenti intellettuali su cui si sono forgiati, distogliendosi così da loro stessi. Come afferma appassionatamente Rémy: “Alla fine è il senso delle cose che si deve cercare”. E in senso della vita è inscritto nella mente e nel cuore di ogni persona, basta guardarsi dentro e conoscersi.

copyright gabrielepalombo 2004







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