LETTURA DEL FILM L'ULTIMO SOGNO di Irwin Winkler (saggio)
I protagonisti del film sono: George Monroe, architetto, divorziato, Robin, la sua ex moglie, Sam, il loro unico figlio, Peter, l'attuale marito di Robin e i loro due figli, Ryan e Adam, Colleen, la vicina di casa di George, e sua figlia Alyssa.
George, eccentrico architetto, vive in una catapecchia posta a strapiombo sul Pacifico. La casa in cui ha vissuto con moglie e figlio prima del divorzio, un luogo bellissimo, pieno di splendide ville e con un panorama mozzafiato, dove la sua abitazione contrasta con il circostante paesaggio. La fatiscente casa in cui egli vive è lo specchio del suo attuale mondo interno: è solo, con un matrimonio interrotto per la sua difficoltà a trasformarsi e quindi a cambiare il rapporto di coppia e col figlio Sam abbandonato a se stesso e pericolosamente alla deriva. Il figlio e l’ex moglie, che nel frattempo si è risposata con Peter e ha avuto altri due figli da lui, Ryan e Adam, vivono in una casa vicino alla sua.
La vita di George all'inizio è simile a quella di
tante altre persone che a causa del loro doloroso e irrisolto passato, vivono
una vita grama e priva di senso ma George, pur in circostanze drammatiche,
troverà il tempo, la forza e il modo per cambiare se stesso e la sua realtà
esistenziale. George riuscirà a sanare il rapporto col padre, riuscirà a
riannodare il rapporto con la sua ex moglie e a pacificarsi e armonizzarsi con
lei, ad assumere la piena paternità recuperando il rapporto col figlio Sam e
dando così continuità alla sua vita. In conclusione, George riuscirà a sanare i
rapporti più importanti della sua vita per poi andarsene in pace con se stesso
e con loro.
Il percorso esistenziale di George e di tutti quelli
che vi hanno partecipato è prezioso, perché il film si presta ad alcune
riflessioni. La prima: mai rinunciare ai propri sogni, anche quando si
presentano delle situazioni drammatiche; anzi, delle volte è proprio in
occasioni del genere che se ci poniamo con coraggio e saggezza possiamo
realizzarli, come nel caso di George. È proprio nei momenti d’acuto dolore che
si possono sprigionare delle energie sopite cui normalmente si ha scarsa
consapevolezza. In casi del genere, come suggerisce Antonio Mercurio, è
necessario fare gli artisti e non le vittime (conviene fare gli artisti
sempre).
Se ci poniamo nel modo anzidetto, possiamo comprendere che il dolore è un dono prezioso e non una punizione di chiunque e che la concezione del tempo lineare cui siamo abituati non è la sola, perché in situazioni particolari il tempo può scorrere a velocità vertiginose. Un esempio preso dal film: è difficile pensare che quanto abbia realizzato George in quattro mesi possa essere spiegato solo col computo del tempo ordinario. Pertanto per chi decide di trasformarsi, la vita mette a disposizione tutto ciò che è necessario per riuscirci, in ogni momento e a qualsiasi età. La seconda riflessione, che nel filmato è espressa in modo chiaro, è che le diverse generazioni sono concatenate e che, per questo, non è possibile cambiare il presente se non si cambia il passato; e nel momento in cui si cambia il passato, si può cambiare pure il futuro. Il presente è l'interfaccia tra passato e futuro. Tra l'altro la figura di George, col suo agire coraggioso e saggio, trasmette forza e fiducia, perché se per lui è stato possibile cambiare una storia trigenerazionale tanta dolorosa, a maggior ragione è possibile cambiare storie meno drammatiche. Un'altra riflessione suscitata dal film. I protagonisti suggeriscono che la cosa più importante non è con chi si vive e dove si vive ma come si vive, ovverosia se si vive nella libertà e nell'amore o nella menzogna e nell'odio.
***
La vita di George e
quella di Sam – padre e figlio - sono due vite parallele al momento degradate.
Il figlio è allo sbando perché il padre stesso lo è perché al momento non ha
nessun progetto esistenziale cui tendere. Nella casa semi diroccata sul Pacifico,
George vive in simbiosi col suo cane. Entrambi sono senza regole e inibizioni e
così facendo provocano in continuazione i vicini di casa, attirandosi le loro
ire. Nella casa di George c'è il plastico fatto da lui stesso della casa del
suo sogno, L'ultimo sogno che via via sarà portato a
compimento. Ma al momento George più che vivere la propria vita è vissuto dalla
stessa. Ci vorranno dei potenti scossoni per indurlo a riprendere in mano la
sua vita, a trasformarsi e a riconquistare il rispetto e l'amore per se stesso
e delle persone che gli sono più care. Per quanto riguarda Sam, la madre,
rendendosi conto del pericolo che sta correndo il figlio e capendo che lei da
sola non riesce a contenerlo, dice all'attuale marito, Peter, che Sam ha
bisogno di un uomo. Peter si defila e le risponde che il padre (George) è un
uomo. Lei sfiduciata aggiunge che occorre un uomo che Sam rispetti. Al momento
è questo lo stato delle cose: George non si stima e non è apprezzato da
nessuno, né al lavoro né dai suoi famigliari, Robin è sola, ma è onesta perché
ammette la sua impotenza nei confronti di Sam. Sam è in balia dei suoi sedici
anni e dei rischi insiti alla sua età, Peter si tira indietro nell'aiutare Sam.
Sembra una situazione difficile da sanare, ma non è cosi, poiché delle volte è
proprio quando si è toccato il fondo che si trova la forza e il coraggio per
una rinascita, ed è quanto accadrà, perché a poco a poco comincia a prendere
corpo un capolavoro corale.
Osserviamone i vari passaggi. George va a casa della
sua ex moglie per chiedere a Sam se vuole passare il week end con lui, ma lo
trova barricato nella sua stanza e deve prendere una scala ed entrare dalla
finestra. Sam chiude la sua stanza con la chiave perché è chiuso in se stesso,
perché al momento niente e nessuno che lo circonda lo stimola positivamente e
lo aiuta per farlo uscire dal suo angosciante e distruttivo isolamento
affettivo. Il padre da diversi anni l'ha scaricato alla sua ex moglie. La
madre, per sua stessa ammissione, non lo sopporta. L'attuale marito di Robin,
Peter, come detto prima, non solo si defila, ma perfino lo schernisce
affossandolo ancora di più. Data la situazione Sam, per non sentire tutto il
disagio e la disperazione che lo attanaglia, si rifugia nell'ascolto della
musica a tutto volume, o tappandosi le orecchie con la cuffia, o nello
stordirsi con droghe di vario genere, o con farmaci presi al padre che li usa
come calmanti per lenire il dolore del cancro, o con amicizie malsane e in
altri modi. Dopo che il padre è entrato nella sua stanza con la scala, Sam
protesta rabbiosamente con la madre per l'intrusione. In realtà Sam sta
protestando non tanto per l'intrusione attuale, ma soprattutto per quello che
al momento sono i suoi genitori interni, per come li ha interiorizzati e li
percepisce: degli invasori che hanno messo a soqquadro la sua vita, l'hanno
sconvolto fino al punto di augurare loro la morte (“Perché non morite tutti
e mi lasciate in pace”). La gratitudine e l'amore dei figli per i loro
genitori non è scontata, ma è necessario conquistarseli, poiché per averli non
è mai stato e non è sufficiente dare loro solo la vita biologica e nutrirli, ma
è anche e soprattutto necessario aiutarli e sostenerli nello sviluppare la loro
identità e progettualità. E per realizzare un progetto del genere serve tanta
dedizione e tanto amore.
La disperazione di Sam si coglie, oltre che nel suo comportamento ribelle, pure nel tono di voce. Alla parete della sua stanza c'è appeso il poster di un cantante che è un'icona dell'odierno smarrimento giovanile. Mai minimizzare i segnali degli adolescenti! L'attrazione per il rischio e finanche per la morte dei giovani è un segnale inquietante ed è necessario essere vigili. Per questo mai darsi per vinti con i figli in generale e con gli adolescenti in particolare. Durante l'adolescenza, i giovani sono una forza della natura, sono pieni d'energie d'ogni genere che per non essere agite ciecamente e in modo distruttivo, devono essere disciplinate e canalizzate in un progetto di crescita, ed è soprattutto la figura paterna il catalizzatore delle medesime. “Il principio materno guarda dal presente al passato; il principio paterno guarda dal presente al futuro. Il principio materno alimenta la vita come essere; il principio paterno alimenta la vita come divenire”. (Emanuele Chimienti) Una società senza una consistente figura paterna, fatalmente regredisce e si smarrisce diventando una cultura di morte. Qui non ci riferiamo solo alla distruzione fisica ma anche e soprattutto alla dissoluzione morale, alla mancanza di regole di vita e valori squisitamente maschili che permettano di svolgere compiutamente la propria personale identità e la vita in generale. Per motivi vari, soprattutto per strampalate motivazioni ideologiche e per lassismo, mai come oggi l’uomo sta vivendo una spaventosa crisi d’identità. Senza identificarsi con una positiva figura paterna si creano degli ibridi e degli individui massificati. Pertanto è falso sostenere che la funzione paterna e quella materna siano interscambiabili, che è sufficiente l'amore per far crescere i figli e che è marginale da dove esso provenga (sempre ammesso che di vero amore si tratti!), perché sono solo ideologie pericolose oggi purtroppo in voga, specie in Occidente. Parlano i fatti. Il mondo odierno è sconvolto e alla deriva anche e soprattutto perché si è indebolita la figura paterna. Nel nostro tempo il materno e il femminile sono straripanti e dominanti perché c’è il maschile che è latitante. Ai figli per crescere e per diventare delle persone libere e mature, necessita sia l'amore e il ruolo materni sia l'amore e il ruolo paterni. Comunque sia le mode e le ideologie passano, le verità restano perché sono indistruttibili!
Tornando al film. George è al lavoro in
ufficio. George, come detto prima, architetto, nell'era dell'informatica e di
Internet ancora fa i plastici in scala invece di utilizzare il computer.
Insomma, è antico e fa fatica a cambiare e rinnovarsi, chiuso nel suo dolore e
nel suo passato. “Tu non vuoi cambiare”, gli dice il responsabile
dell'ufficio in cui lavora, e a causa della sua arretratezza e ostinatezza (che
naturalmente non sono solo professionali) George è licenziato. Al momento è
così perché la vita di George, come i plastici su cui lavora, è come un puzzle
da ricomporre. Nell'apprendere la notizia del suo licenziamento, George dice al
responsabile del suo ufficio: “Lo odio questo lavoro, dal primo giorno fino
ad oggi non lo sopporto”. Invero George non odia il proprio lavoro, ma prima
di tutto odia se stesso e la vita perché il malessere esistenziale, per quanto
si possa rimuovere o scansarlo in altri modi, è come una nuvola nera: avvolge
la nostra esistenza e ogni altra cosa e le rende insopportabili. È la nostra
realtà più profonda a dirigere sottilmente la nostra vita e non le miriadi di
cose futili e inutili che ci distraggono e ci sommergono dovunque. George dopo
essersi sfogato verbalmente per il licenziamento passa ai fatti e con una mazza
distrugge tutti i plastici che sono nell'ufficio e che lui ha costruito in
venti anni di lavoro. Verosimilmente comincia a demolire il suo passato.
George dopo il licenziamento, appena uscito dal
posto di lavoro, ha un malore e cade per terra. È ricoverato in una clinica e
al suo risveglio capisce da solo la gravità della situazione: ha un cancro
terminale e la prognosi è di tre, al massimo quattro mesi di vita. In casi del
genere solitamente ci si separa dal dolore e ci si affida completamente alla
scienza medica, o s'impreca per la sorte avversa, oppure si rimuove ogni cosa o
ci si aliena in altri modi. George invece comincia a pensare come poter impiegare
al meglio i pochi mesi di vita che gli rimangono. Durante la degenza George
contatta il dolore, il vuoto e la solitudine in cui si è rinchiuso per tanto
tempo e decide di non soccombere ad essi e di usare il tempo che gli rimane per
costruire la casa che ha sempre sognato - ossia per rimettere a posto la sua
vita, il suo mondo interno e possibilmente esterno.
Nell'ospedale in cui George è ricoverato, con la splendida figura dell’infermiera che lo assiste amorevolmente, riscopre il piacere e la bellezza del contatto fisico che non assaporava da parecchi anni. A George cominciano a scorrergli nella mente le immagini del suo passato, in particolare gli ritorna in mente il rapporto col figlio Sam, quando quest'ultimo era piccolo. La vita di George e della sua famiglia si era fermata lì e da lì George riparte per riannodarne i fili e sanarla. È questo l'ultimo sogno di George. La sopra citata infermiera lo incoraggia dicendogli “Ce la farà”. Alla fine George dice di avere tanta paura. È importante sentire la paura, a patto che non sia paralizzante, perché significa essere in sintonia con se stessi e la realtà. La paura sana permette di non sottovalutare i rischi insiti in certi passaggi cruciali della vita. La paura eccessiva e specie quella immotivata rende i problemi risolvibili in irrisolvibili e gli ostacoli superabili in insormontabili.
Appena uscito dall'ospedale George non dice a nessuno
del cancro che ha. Adesso sa cosa vuole e soprattutto ha compreso cosa deve
fare. All'ex moglie che va a prenderlo alla stazione, la informa che vuole
costruire una casa. Lei scettica gli risponde che sono venti anni che lo dice,
ma Robin non sa del cambiamento che si è messo in moto dentro George col
ricovero all'ospedale. Durante quest'incontro, George per la prima volta guarda
estasiato l'ex moglie e le dice che gli piace tutto di lei. George percepisce
la moglie diversamente dal passato perché il dolore l’ha cambiato. Quando s’elimina
dal proprio interno la parte proiettiva e persecutoria, le persone assumono
nuovi e più reali significati. Il dolore, quando è fecondo, ci trasforma e
trasforma la percezione delle persone e della realtà in generale. Il dolore
affina la sensibilità e umanizza sempre di più. Poi George dice alla moglie
che, poiché la scuola sta per finire, ha l'intenzione di prendersi Sam per
tutta l'estate e di coinvolgerlo nella costruzione della casa. La sua risposta
è secca e pessimistica: “Uno dei due ci lascerà la pelle”. Robin si
sbaglia perché non solo non ci lascerà la pelle nessuno dei due, ma la
salveranno e cresceranno tutti insieme.
Adesso arriva il momento più difficile, perché
George sa molto bene che se vorrà incontrarsi con Sam prima dovrà scontrarsi,
ma sa altrettanto bene quello che deve fare e quello che non deve fare e va a
prenderselo. Naturalmente Sam è contrario a seguire il padre e sì oppone con
tutte le sue forze alla sua decisione, ma ad un certo punto capisce che qualcosa
è cambiato, che George non è più il padre pavido e arrendevole con il quale ha
avuto a che fare finora e malvolentieri si piega alla decisione paterna, non
senza però avergli urlato che lo odierà per questo. Come risposta George dice
al figlio che lui neanche s'immagina quanto lui stesso odia suo padre e che,
perciò, l'odio che Sam nutre per lui può considerarlo come una tradizione di
famiglia. In questo passaggio è espresso chiaramente come il bene e il male che
ogni persona crea e immette nel mondo nel corso della propria esistenza, passa
da una generazione all'altra. Di conseguenza, se George vuole riconquistare suo
figlio, per prima cosa dovrà sanare il rapporto con suo padre, ed è un impegno
parallelo che via via George porterà a compimento. Non avendo altra scelta, Sam
segue il padre nella sua casa e così comincia la loro, per il momento,
difficile convivenza. In un primo tempo Sam è inaccostabile. Si lamenta delle
scomodità della casa e pensa di andarsene quanto prima. George sa bene che se
vuole avere suo figlio dovrà conquistarselo a poco a poco con i fatti. E George
i fatti li fa eccome! Una sera, mentre stanno parlando sul mare a strapiombo
sulla scogliera, George dice al figlio come tuffarsi da lì senza farsi del male
e all'improvviso si getta nel vuoto. George con il salto nel vuoto ha
dimostrato a se stesso e soprattutto al figlio che il padre e l'uomo che lui
era è morto, che le cose stanno cambiando. Sam spaventato si precipita di sotto
per verificare se il padre si è ferito, ma appena giunto sulla spiaggia il
padre riemerge – purificato -, aggiungo io! Le cose stanno cambiando
velocemente. Sam comincia a interiorizzare una nuova figura paterna.
I figli non sentono più di tanto le parole più o
meno belle o i precetti che noi diciamo loro, ma per prima cosa s’identificano
e si plasmano su ciò che noi realmente siamo. Con i figli non si può mentire
più di tanto. Il comportamento di George (e poi di Sam) ci suggerisce che se
l'uomo non decide di trasformarsi e di correre qualche rischio per diventare
una persona libera e matura, rischia di rimanere un eterno bambino. Il
cambiamento che George ha deciso di fare con coraggio e amore è necessario per
qualsiasi uomo che ha l'intenzione di assumere la piena paternità: saltare nel
vuoto e abbandonare un modo d’essere per forgiarsene uno nuovo. George per
costruire la sua nuova casa deve demolire la vecchia. Per far emergere una
nuova identità è necessario far morire a poco a poco e dolorosamente la vecchia
fin dalle sue origini.
C'è ancora molto da fare e George riprende il
lavoro. Con la distruzione dei plastici in ufficio George aveva cominciato a
distruggere la sua vecchia identità, esterna, professionale. Con l'abbattimento
della vecchia casa a poco a poco demolisce la sua identità interna per darsene
una nuova. Mentre il padre prosegue nell'opera di demolizione della casa, Sam
continua a disinteressarsi del progetto paterno ma George non lo giudica né lo
condanna, e a Sam che sta prendendo il sole gli si offre per spalmargli la
crema solare (è estate) ma Sam non si fa toccare. Per George è una stilettata
al cuore, ma sa che è il prezzo che deve pagare per il progetto che si è dato e
non molla.
Un genitore che non sa aspettare, che genitore è? Un
genitore che non sopporta una frustrazione o l'aggressività di un figlio, che
genitore è? Un genitore che si comporta reattivamente con i figli, cioè occhio
per occhio e dente per dente, che genitore è? Un genitore che non nutre una
solida speranza per i figli, che genitore è? Un genitore che non riesce a custodire
la vita di un figlio finché quest'ultimo non è pronto per assumerla, che
genitore è? Un genitore che non accoglie e ama in modo incondizionato i figli,
che genitore è? Un genitore che a sua volta non riesce a conquistarsi il
rispetto e l'amore dei figli, che genitore è?
Mentre padre e figlio discutono arriva Alyssa, la
figlia della vicina di casa di George, Colleen, con la quale nel passato ha
avuto una relazione e che, in seguito al suggerimento di George, si presta a
spalmargli la crema protettiva. Sam questa volta acconsente. La presenza e la
disponibilità di Alyssa si riveleranno preziose per la crescita di Sam. Nel
frattempo Robin quotidianamente porta del cibo a George e a Sam. Invero Robin
porta amore, è sempre più coinvolta nel progetto corale che sta prendendo
corpo. George e Robin tra un incontro e l'altro cominciano a parlare del loro
passato e a riannodarne i fili, ricordano com'era la loro vita con Sam quando
era piccolo e si commuovono. George e Robin stanno rimettendo a posto la loro vita,
però ancora manca la collaborazione di Sam. Un episodio apparentemente casuale
lo porterà a inserirsi nel progetto. Sam si è messo nei pasticci per una brutta
storia di prostituzione e droga e ha bisogno di soldi per uscirne e li chiede
al padre ma George gli risponde che glieli darà solo se lavorerà con lui. Sam
prima tentenna e poi accetta, ma dice al padre che lavorerà solo per il tempo
necessario per pagare il debito che ha contratto. Il padre è d'accordo e Sam
comincia a collaborare alla demolizione della vecchia casa. Anche Sam comincia
a smantellare la sua turbolenta adolescenza e adesso padre, madre e figlio
stanno lavorando tutti insieme per cambiare il loro passato e la loro vita.
George, mentre sta demolendo la vecchia casa con Sam, afferma che “Deve
venire giù tutto prima di ricominciare”. È vero: laddove è paralizzante, è
indispensabile comprendere e demolire il passato e trasformarsi, se vogliamo
evitare che si ripresenti sempre uguale all'infinito.
Robin man mano che il rapporto con George si
chiarisce e cresce si rende conto che tra Peter e i suoi figli, Ryan e Adam,
manca qualcosa e glielo dice: Non trovi strano che i tuoi figli non ti
abbraccino? Il suo timore è che tra Peter e i figli avuti da lui possa
succedere quanto è accaduto tra George e Sam e vuole evitarlo.
Il contatto fisico è indispensabile non solo tra
madre e figli ma lo è pure tra padre e figli (lo è in tutti i casi) perché dà
sicurezza e sviluppa la parte affettiva dei rapporti, la parte che in questa
nostra epoca è la più disastrata.
Nel frattempo George, frugando nei pantaloni di Sam,
gli ha trovato la droga dell'episodio prima descritto e l'ha buttata nel water.
Quando Sam se ne accorge c'è un violento scontro, ma ormai George ha deciso di
assumersi la paternità fino in fondo e a Sam non gli resta che prenderne atto.
George poi dice a Sam del gioco perverso che suo padre faceva con lui nello
sminuirlo in continuazione. Per quale motivo? Perché il padre che non ha
assunto e sviluppato la sua piena identità e paternità, teme il figlio maschio,
entra in competizione con lui più o meno apertamente, perché ha paura di essere
soppiantato. Nei continui dialoghi col padre, Sam riflette sempre di più sulla
sua vita e contatta il dolore per come l'ha condotta finora e per la situazione
in cui si trova, ma George si distanzia dal comportamento che suo padre assunse
con lui e gli dimostra tutta la sua fiducia e il suo amore. I figli sentono
molto bene la presenza o l'assenza del padre, la sua forza o la sua debolezza,
l'anarchia o le regole.
La convivenza tra George e Sam è un manuale del
rapporto che si stabilisce tra padre e figlio durante l'adolescenza, periodo
delicatissimo e pieno d'insidie per la vita d’entrambi, perché è durante il
medesimo che il padre può consolidare il suo ruolo maschile e paterno e il
figlio può lasciarsi alle spalle l'età infantile e fare il passaggio all'età
adulta. Ed è ciò che riusciranno a realizzare George e Sam, con
l'insostituibile e preziosissima partecipazione di Robin. Nel bene e nel male è
la donna che conduce di più la trama dei rapporti affettivi. Perciò se il mondo
gira in un certo modo, principalmente è dovuto al potere della donna, al potere
visibile e soprattutto a quello invisibile. Sam col rapporto col padre a poco a
poco passa dal principio del piacere al principio di realtà. Il principio del
piacere è egoistico e insaziabile e finché è prevalente si rischia di farsi e
di fare del male, specialmente durante l'adolescenza e in altre circostanze
esistenziali. Il caos e la confusione sessuale in cui era precipitato Sam
derivavano da un’identità confusa, che a sua volta derivavano da una precaria
identificazione con la figura paterna. Le emozioni e passioni sono innate, ma
le stesse si plasmano secondo ciò che si è sperimentato (e pure deciso autonomamente)
nelle prime fasi della vita con le figure genitoriali.
Se noi facessimo nostro un comportamento che George
vigorosamente afferma con Sam, ci metteremmo nella condizione di comprendere a
fondo i figli: “Tutto quello che riguarda te riguarda anche me [...], tutto
di te mi riguarda eccome”. La cosa più difficile da fare con i figli
è, nello stesso tempo, vigilare e lasciarli liberi di crescere, cioè capire se
ciò che stanno facendo li fa crescere e sostenerli, oppure se si stanno facendo
del male e intervenire, perché i figli non crescono naturalmente. I figli non
vanno usati, vanno sostenuti. Come si fa a distinguere un comportamento
dall'altro? Come fa George: trasformandosi e sintonizzandosi prima con se
stesso e poi a poco a poco e faticosamente con Sam, poiché i figli sentono
molto bene se ciò che noi proponiamo loro è disinteresse, manipolazione e
strumentalizzazione o se è interesse e dedizione nei loro confronti e alla
fine, di solito, rispondono coerentemente.
Nel frattempo la vecchia casa è stata completamente
rasa al suolo, ovvero ci si è liberati del doloroso passato e adesso si può
costruire qualcosa di nuovo. In merito a ciò, nel film c'è un'immagine molto
bella di George che, finalmente sereno, si gode uno splendido tramonto. È
felice pure perché Sam comincia a chiamarlo “papà”. Anche se c'è da costruire
la nuova casa, la parte più dura è alle spalle. Il film esprime molto bene la
differenza che esiste tra aggressività distruttiva-costruttiva e aggressività
distruttiva-distruttiva. “Demolisci tuo padre”, dice Sam a George,
mentre stanno tirando giù la vecchia casa.
La demolizione dei nostri fantasmi persecutori
necessariamente comporta l'uso dell'aggressività, che è perciò finalizzata a
liberarsi di quelle parti oscure del passato che ci opprimono, di modo che
possa poi emergere la nostra vera identità e il nostro progetto esistenziale.
Lo stesso ragionamento vale pure per l'odio. L'odio
distruttivo-distruttivo invece si può cogliere nell'episodio che George
racconta a Sam, quando gli dice che per le continue angherie che suo padre
commetteva verso sua madre, gli puntò il fucile alla tempia, ma non gli sparò
perché, afferma George, lo amava troppo. Com'è possibile? Perché un conto è
imbrigliare l'odio e liberarsi della parte negativa dei genitori, che è quello
che hanno fatto loro due, un altro conto è agirlo ciecamente e volerli
eliminare fisicamente (e non solo loro), tentazione sempre possibile.
Ci sono due episodi in cui Sam osserva i suoi
genitori in intimità: una è la stupenda scena del ballo e l'altra quando li
trova nel letto abbracciati. In realtà Sam, da quando si ritrovano tutti e tre
insieme, non ha perso una parola e un gesto dei suoi genitori. Sam prima era
frantumato anche per motivi suoi, ma lo era pure perché al suo interno aveva la
coppia genitoriale divisa. Vederli uniti e in intimità gli sta man mano
permettendo di ricomporla e ricomporsi. Adesso riesce a dire buongiorno al padre e ciao alla madre, saluti che non sono
convenzionali ma che sgorgano dal cuore, perché ora Sam è riconosciuto da loro
e quindi li riconosce. All'inizio Robin, riferendosi a Sam, diceva: “Che
razza di madre è una che non sopporta il proprio figlio?”. Robin esplicita
un comportamento che è tutt'altro che raro. Infatti, quanti genitori rifiutano
i figli perché non sono i figli ideali che loro hanno sempre sognato, o perché
non si sono plasmati a loro immagine e somiglianza? Prima rivolgendosi al
padre, Sam lo rifiutava rabbiosamente dicendogli: “Chi sei tu, non ti
conosco nemmeno”. Chi nega il padre, chi nega i genitori in generale,
nega se stesso. Dopo la scena del ballo c'è uno stupendo dialogo tra George e
Sam. George dice al figlio che con lui si è arreso, che ha abdicato al suo
ruolo di padre ma Sam, giustamente, gli risponde che non è vero perché se sta
lì con lui a parlarne e non in qualche altro luogo a farsi del male è per
merito suo. Invero George si era arreso dopo il divorzio da Robin.
La costruzione della nuova casa procede di pari
passo con la loro crescita interiore. Non solo, ma a loro tre man mano si
aggiungono altre persone. Ciò che ha un'anima ha una forza d'attrazione
irresistibile. Quando un progetto esistenziale ha un'anima, si crea la coralità
e le forze si centuplicano. George e Sam comunicano sempre di più. George
racconta a Sam del rapporto che ha avuto con i suoi genitori, e soprattutto gli
racconta l'episodio in cui suo padre, guidando ubriaco, ha ucciso una donna che
guidava un'altra macchina e reso invalida la di lei figlia, episodio che ha
segnato la sua vita. A tempo debito con i figli (e non solo con loro), la
verità è sempre la cosa migliore da affermare. George in ciò che riferisce a
Sam non sta cercando compassione o un alibi per come si è comportato con lui
per diverso tempo, ma gli sta passando il suo dolore perché adesso Sam è in
grado di ascoltare e di amare. L’amore dei figli per i loro genitori non è
scontato, e non riuscire a conquistarselo è drammatico. L'incidente sopra
riportato è una ferita che George non ha ancora sanato e che alla fine della
storia porterà a compimento suo figlio Sam.
L'attuale marito di Robin, Peter, sentendo che lei
si sta riavvicinando a George e che si sta appassionando sempre di più alla
costruzione della nuova casa, per la paura di perderla le chiede se vuole fare
un viaggio con lui. Ma lei rifiuta perché sta facendo un viaggio più
importante: un viaggio dentro se stessa, un'occasione unica per sanare il suo
passato, quello di George e di suo figlio Sam e di vivere nel modo migliore il
rapporto con Peter e con gli altri due suoi figli, Ryan e Adam. In
sostanza, Robin lavorando sul presente sta cambiando contemporaneamente il
passato, George e Sam, e il futuro, Peter, Ryan e Adam, tanto è vero che pure
Peter si mette in discussione e si trasforma riconquistando Robin e i suoi
figli. Non solo, ma collaborerà anche lui alla costruzione della nuova
casa. La vita a tutti offre delle continue occasioni: bisogna saperle
cogliere.
Quando il rapporto tra George e Sam è saldo e la
nuova casa è quasi pronta, il padre lo informa della sua malattia e imminente
morte (in precedenza lo aveva fatto con Robin). Sam in un primo momento stenta
a crederci, ma poi capisce che è tutto vero e reagisce aggressivamente perché
si sente ingannato dal padre che non lo aveva informato prima di avere un
cancro allo stato terminale. Sam rimprovera il padre di avere fatto tutto ciò
solo per avere la sua ammirazione. Il padre risponde di no, che l'ha fatto per
farsi volere bene da lui. Sam inveendo contro il padre gli dice che c'è
riuscito. Per Sam naturalmente è un duro colpo. Ha fatto appena in tempo a
ricongiungersi con suo padre e adesso deve separarsene di nuovo. Il dolore è
immenso e Sam scappa dalla casa paterna e si rifugia da Alyssa, che lo accoglie
amorosamente. Ci vuole del tempo per superare certi dolori che ti entrano dentro
come una lama. Tuttavia Sam adesso è pronto per separarsi dal padre perché
dentro di sé l'ha ricostruito, si è pacificato con sua madre, ha ricostruito la
coppia genitoriale ed è diventata una persona matura che decide di lenire il
dolore che più aveva segnato la vita del padre e della donna che suo nonno
aveva reso inferma da piccola, donandole la casa dell'ultimo sogno.
Sam, con l'aiuto di Alyssa, supera la rabbia e il
dolore per quanto ha appreso dal padre ma per suggellare la sua trasformazione
fino in fondo deve fare un salto nel vuoto, il salto nell'oceano prima di
andare da lui per l'ultimo saluto: ovvero morte e rinascita. È morto
l'adolescente allo sbando ed è nato un uomo che continuerà l'opera del padre.
Ogni volta che c'è da darsi una nuova identità, c'è sempre un dolore e una
morte da affrontare. Sam ancora bagnato, va a trovare il padre morente
all'ospedale, che è vicino alla casa. Lo informa dello stato dei lavori e
portando il letto in cui è disteso vicino alla finestra, gliela mostra: “É
quasi finita”, dice Sam al padre, “Finiscila tu”, gli risponde
George. È il loro ultimo incontro. “Le cose capitano sempre per una ragione,
afferma George”: è vero, sta a noi cercare di capirne il senso.
copyright gabrielepalombo 2001
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