RIFLESSIONI SUL FEMMINICIDIO E PATRIARCATO (SAGGIO)
Nel nostro tempo in Occidente, specie in Europa, c’è la frenesia nel voler distruggere il nostro passato perché identificato col patriarcato e ritenuto, erroneamente secondo me, la causa del malessere odierno, soprattutto da parte dell’universo femminile. Intanto è bene precisare che patriarcato e matriarcato non vanno confusi, perché essi si riferiscono all’esercizio del potere sano sia dell’uomo che della donna. Mentre maschilismo e femminismo consistono nel potere malsano aggressivo e prevaricante d’entrambi. Invero a me sembra che quello che sta accadendo oggi, più che essere un attacco al patriarcato, sia un’aggressione all’uomo, alla figura paterna e maschile da parte di tante femministe arrabbiate e di giovani donne confuse che le sostengono, supponendo un’improbabile libertà dall’influsso paterno e maschile, sia esso passato che presente.
L’odierna aggressione femminista al
patriarcato nasconde un parricidio e la colpevolizzazione dell’uomo. È una
violenta rivalsa storica a quello maschilista del passato finalizzata ad
imporre con la propaganda e la violenza il potere della donna dovunque, spesso
paradossalmente sostenuta pure da tanti uomini ingenui. Oggigiorno il femminismo è straripante e dominante perché spesso c'è il maschile che è intimorito e latitante.
Il femminismo e il maschilismo sono due strutture di potere mentali che istigano alla prevaricazione sia l’uomo che la donna, provocando continui disaccordi, conflitti e distanza tra loro. Il maschilismo, che nulla ha a che fare col patriarcato, e il femminismo, che niente ha a che fare con l'emancipazione della donna, sono due comportamenti aggressivi che creano un abisso tra l'universo maschile e quello femminile. In merito alla violenza fisica, tipica dell'uomo, è figlia dell'odio e dell'impotenza. La violenza morale, tipica della donna, è sempre frutto dell’odio ed è più sottile e perciò difficile da cogliere rispetto a quella maschile.
Per quanto concerne il potere, quello
femminile, manifesto ma perlopiù occulto, è superiore a quello maschile ed è il
più potente della Terra. È vero che nel passato nell’ambito sociale l’uomo ha
emarginato la donna dal potere pubblico e spesso pure dalla vita sociale,
specialmente la religione. Ma è pure vero che la donna aveva e ha un potere pressoché
assoluto nell’ambito famigliare e affettivo.
A tutt’oggi il potere della donna e il
potere sulle coscienze, pure esso coniugato al femminile, sono i due poteri che
decidono di più le sorti del mondo. Le donne che vogliono la parità
rincorrendola tramite il potere e la competizione con l’uomo, sviliscono la
loro femminilità e si destinano all’infelicità. In sostanza, le donne che
vogliono la parità rinunciano alla loro superiorità perché soffrono di un
complesso d'inferiorità. Comunque sia aldilà di chi ha più o meno potere nella
coppia, si tratta d’armonizzarli tra loro al fine di evitare dissapori e
conflitti che la logorano.
Una società senza una coppia armoniosa maschile e femminile e senza una solida e consistente figura paterna e maschile sono strutture fragili e confuse destinate a dissolversi, che è quanto sta accadendo all’Occidente. Che si sappia oppure no, è il declino morale che logora e conduce la società alla rovina.
Detto ciò, fin da quando è stato introdotto il termine femminicidio per rimarcare la violenza dell’uomo sulla donna, ho provato un senso di fastidio. Lo trovo un termine provocatorio e pericoloso perché secondo me può indurre all’emulazione e a suscitare la violenza maschile, specie in individui fragili e smarriti, oltre che aggressivi cui la nostra decadente e smarrita società abbonda. Femminicidio è un termine aggressivo perché implicitamente colpevolezza l’universo maschile, ritenendolo l’unico responsabile del disagio odierno e dell’abisso in cui siamo precipitati in Occidente. Infine c’è pure una fastidiosa divisione tra buoni e cattivi, dove i buoni sono le donne vittime della violenza maschile e gli uomini i carnefici. Ovviamente non sto giustificando nessuno per i crimini commessi, ma l’utilizzo strumentale della violenza maschile finalizzato a voler imporre un’identità, una coppia e famiglia secondo l’ideologia dominante.
Abitualmente s’assimila il patriarcato alla religione, al monoteismo in generale. Ora è vero che il mono-teismo fondamentalmente è un omo-teismo, cioè l’assolutizzazione del potere maschile e maschilista che ha vessato la donna per secoli, e non solo. Ma il patriarcato cosa c’entra in tutto ciò? E comunque, cosa fondamentale da comprendere, non ci si libera del passato aggredendolo e distruggendolo, ma prendendone coscienza dentro di sé e liberandosene. Ma siccome un lavoro del genere è faticoso e doloroso, si cercano facili scorciatoie, che non cambiano niente e nessuno, ma creano solo divisioni e rancori.
La libertà reale, sia per la donna che per l'uomo, si conquista faticosamente liberandosi del passato fuorviante e paralizzante, sia esso personale che collettivo, passato che comunque contiene anche del positivo, perché significherebbe che i nostri avi hanno sbagliato tutto, cosa non vera.
La ricchezza principale dell’Europa, specie dell’Italia, aldilà di sbandamenti ed eccessi storici, sta proprio nel nostro passato intriso di spiritualità e umanesimo, d’arte e bellezza. Oggigiorno attraverso uno sterile, disumanizzante e massificante progressismo laico, mediante una martellante propaganda e persino violenza, si vuole distruggere ogni cosa del passato.
Per tutto ciò, la libertà della donna (o di chiunque
altro) non passa tramite la ribellione, il ribaltamento dei ruoli e la
competizione per il potere.
Non passa attraverso la distruzione del
passato e del patriarcato.
Non passa tramite delle rivendicazioni astiose e lo scatenamento di pulsioni e passioni d'ogni genere.
Non passa mediante la riappropriazione
del corpo né tantomeno con l’aborto, che lascia una profonda ferita nella donna.
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© 2023 gabrielepalombo
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