BREVI RIFLESSIONI SULLA VITA PRENATALE E L’IO FETALE

 

Teseo che abbatte il Minotauro 

L’Io fetale inquinato quando s’impossessa della vita umana, nel suo delirio d’onnipotenza, narcisistico e assolutistico diviene un’implacabile e inarrestabile macchina da guerra.

L’Io fetale è superbo perché si pone sopra tutto e sopra tutti, finanche sopra la divinità. L’Io in questione è figlio di un rapporto inquinato fin dalla vita prenatale. Ma soprattutto è il risultato di scelte personali vendicative e distruttive fatte fin d’allora che in seguito richiederanno molto fatica e del tempo per essere cambiate.

L’Io fetale nei loro miti i Greci l’hanno rappresentato in svariati modi: con l’idra dai diversi tentacoli, difficili da estirpare perché tendono a ricrescere e ci vuole molta pazienza e altrettanto coraggio per liberarsene definitivamente, oltre altri mostri.

Francisco Goya l’ha raffigurato col Colosso, un mostro devastatore.

Recentemente il pittore polacco Zdzisław Beksiński l’ha rappresentato con un dipinto spaventoso (XX-XXI secolo): un’enorme bocca aperta insaziabile, una sorta di buco nero che ingoia incessantemente persone e cose. Un Io fetale particolarmente rappresentativo della nostra epoca, contraddistinta da una smisurata avidità, dovuta a una estesa e angosciosa carenza d’amore maturo. Avidità e amore sono le due facce della stessa medaglia: solitamente più cresce l’amore, più scema l’avidità e viceversa.

Infine c’è la figura del Minotauro, oltre ad altri racconti e mostri inerenti all’Io fetale e alla vita prenatale, passati e presenti, che qui tralasciamo. Il Minotauro è un ibrido, un mostro per metà umano e l’altra metà ferino. Il mostro può rappresentare sia la simbiosi fetale, dove il figlio e la madre sono fusi e confusi tra loro e dove la madre, alla stregua di Polifemo, divora la vita dei propri figli (il divoramento è ovviamente una metafora, perché la vita si può annientarla col possesso, abortendola e negandola, bistrattandola e altro ancora). E può rappresentare la parte ferina di Teseo che abbattendola, l'eroe realizza una doppia liberazione: esce dal labirinto, ossia dall’utero materno e si libera sia della simbiosi fetale, l'ipoteca invisibile sulla vita umana, che dell’Io fetale, nascendo alla vita vera e divenendo un mito nell’immaginario collettivo. 
Da quanto si è sostenuto finora ne discende che la Commedia, gli interminabili conflitti e lotte di potere, gli orrori e i continui scempi etici non cesseranno finché l’uomo non si calerà nella vita prenatale per sbrogliare la simbiosi fetale e sbarazzarsi dell’Io fetale.

Copyright © 2022 gabrielepalombo

 

 


 

Commenti

Post popolari in questo blog

PREGHIERA ALLA VITA

IDENTIKIT E MASCHERE DELL’OCCIDENTE (SAGGIO)

PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ E DEGRADO MORALE DELL’ITALIA DELL’EUROPA E DELL’OCCIDENTE IN GENERALE (SAGGIO)